Apriamo sempre alle nove in punto, ma già dalle sette e mezza siamo dentro, luci spente e serranda mezza abbassata, a impastare, friggere, sistemare la vetrina.
L’odore del ragù e delle melanzane fritte che invade il locale ti rimane addosso anche se vai a casa a cambiarti.
È un lavoro che parte presto, pieno di gesti automatici: tritare, impanare, riempire vassoi.
E puntuale, due volte a settimana, alle 8:10 spaccate, eccola.
La signora del mattino.
Non serve nemmeno guardare l’orologio, basta sentire il rumore secco della serranda che si alza appena quel tanto che basta perché lei, piegata a metà, entri dentro come un contrabbandiere.
Sbuffa, reggendo la borsetta, e parte con la solita cantilena:
— “Non avete niente di verdura?”
Io con il grembiule già macchiato d’olio, ancora con la teglia calda in mano, respiro e rispondo:
— “No signora, siamo ancora chiusi e stiamo terminando le preparazioni.”
Lascia un commento