Premessa: ricevo una “nuova” cliente, una signora classe ’44.
Non ci eravamo mai viste di persona, solo brevi contatti telefonici quando chiamavo a casa per parlare con il di lei marito, mio storico cliente.
Un signore come pochi, sia nei modi che nello spirito, purtroppo venuto a mancare recentemente.
Vista la delicata situazione, cerco di essere quanto più gentile.
La signora viene accompagnata dal figlio di 46 anni.

“Buogiorno signora.”
“Salve, è lei l’avvocato?”
“Sì.”
Mi fissa con circospezione. Continuo dicendo:
“Ci siamo sentite più volte al telefono…”
“Lo so.”
Scocciata, continua a fissarmi, poi esordisce con:
“Sa, la facevo più robusta! Sì sì, strano che sia così…”
Il figlio penso stesse pregando di scomparire.
“Prego, si accomodi, così intanto guardiamo se ci sono tutti i documenti.”
“Beh, le devo dire che sul suo sito sembra grassa! Ha la faccia grassa!”
“Non capisco, mi scusi, quale sito?”
Scocciata, mi risponde:
“Ma il suo! Quale vuole che abbia visto???”
“Mi scusi ma faccio veramente fatica a capire, io ho un sito, ma non c’è la mia fotografia, quindi non so a chi lei mi paragoni o per chi mi abbia scambiato…”
“Senta ma è lei che mi ha mandato un messaggio dal suo sito, e lì c’è la sua faccia!!!”
Illuminazione.
“Ah, intende il messaggio che le ho mandato da WhatsApp con la posizione del mio studio?”
“Sì, la foto che ha messo le fa la faccia grassa, la deve cambiare!”
Il figlio si era tramutato in una statua di sale, non respirava più.
“A me piace molto la fotografia che ho messo come immagine del profilo, me l’ha scattata mio marito.”
“Beh, allora la tenga…”

Ps: la fotografia incriminata è quella che uso anche su Facebook.

PPs: il figlio è ancora vivo…