Inizia la nuova raccolta premi, questa volta sono piatti della pizza e accessori annessi, senza raccolta bollini (sia lodato il cielo, perché le associazioni a delinquere che si creano per lo spaccio dei bollini mi mettono i brividi).
Ogni 20 euro di spesa si ha diritto a un premio pagandolo con i punti o col contributo.
Arrivano due amici con piccole spese separate, il primo aveva incluso uno di questi premi nella spesa, ma non arrivava a 20 euro.

“Mi scusi, deve raggiungere i 20 euro per poterla comprare, è un premio, non un prodotto di vendita comune.”
“Ah ok, ma posso pagarla con i punti?”
“Certo, ma deve raggiungere i venti euro.”
L’amico interviene: “Beh dai, fai conto unico che almeno ci arriviamo e la prendi.”
“Ma perché scusami, tanto posso pagarla con i punti.”
“Sì certo, ma prima deve fare 20 euro di spesa nel suo scontrino, poi le segno il premio e può pagarlo come vuole.”
L’amico: “Dai, vai pure avanti con il conto, tranquilla.”
Proseguo con il conto.
“Ma no signorina, ma sono spese separate, non posso pagare il premio con i punti e pagare per me?”
Sforzandomi di non dargli il premio in testa: “Signore, ogni 20 euro ha diritto a un premio, lei non è a 20 euro, mi può pagare anche con i lingotti, ma continua a non aver speso 20 e non ha diritto a nulla. Cosa faccio, me lo tengo o andiamo avanti?”
“Ah scusi, è che è difficile da capire.”

Continuo a essere del parere che chi lavora con il pubblico abbia diritto a una seduta settimanale con lo psicologo.