Aneddoto accaduto anni fa.
Situazione: bar ore 03:00 al termine di una giornata campale per un festival culturale importante, che attrae migliaia di persone.
Entra una signora che si scusa per l’ora, (se ne erano andati quasi tutti e stavamo giusto iniziando le pulizie) dicendo che però aveva molta fame. Faccio subito notare che purtroppo era rimasto davvero ben poco, in risposta al suo “Tutto qui?”. Punta subito col dito il vetro dicendomi “Vorrei, quel panino al prosciutto cotto”.
Do una rapida occhiata, pur sapendo bene che non ne avevamo più. E qui comincia, il dialogo più assurdo che mi sia capitato.
“Mi spiace davvero, ma di salato è rimasto quasi niente, solo un paio di tramezzini al tonno, ma ho anche una piadina con formaggio e prosciutto crudo. Se va bene gliela scaldo subito.”
“No no, il crudo poi mi fa sete tutta la notte. Mi dia quel panino lì”.
E continua ad indicare, ma se qualcuno ha una vetrina a più piani col vetro bombato, sa che spesso, non vi è corrispondenza visiva con quello che viene indicato dall’altro lato. Per essere certa non mi stessi sbagliando, inizio ad ispezionare attentamente i vari vassoi, ma non era difficile, visto che erano quasi tutti vuoti. Vedo un piccolo sandwich e pensando che si riferisse a quello, proseguo:
“Oddio! mi scusi, forse la stanchezza mi appanna la vista. Ok…ecco il sandwich ma c’è salame, va bene lo stesso?”
LEI con un inizio di stizza: “Va bene che è stanca, ma se le dico che voglio quello col cotto, lei me ne rifila uno col salame?”
“Signora, scusi ma io non lo ved…”
LEI che interrompe e incalza ora, con palese nervosismo: “Quello, quello!” e inizia a battere col dito, pigiando sul vetro ripetutamente.
C’era un vassoio con qualche pezzetto di crostata e biscottoni, che seguendo la traiettoria dello sguardo iniettato di sangue, pensavo puntasse lì, e con le pinze inizio a scostarli, per vedere se fosse finito là in mezzo il suo benedetto panino!
Nel mentre, iniziano a partire offese da parte sua, e allora viene in mio soccorso un collega, che aveva sentito l’ultima parte e lei tutta gongolante: “Oh meno male! Lo chiedo a lei, visto che la sua collega dorme o è incapace di suo. Il panino al prosciutto cotto, grazie.”
Rimango lì di fianco a godermi la scena, dando nel frattempo colpettini complici col piede al collega, coperti dal bancone. Si ripete tutto lo stesso identico iter, quando poi sbrocca e inizia ad insultarci pesantemente:
“Ma siete due scemi ritardati? Ma cosa ci fate qui se non sapete neanche servire un panino, vergognatevi!”
Mi si accende la lampadina, vedendo in un angolino di un ripiano alto, una brioche che giaceva lì solitaria, anche se in effetti non sembrava puntasse a quella…
“Mi scusi, ma se intende quella, è una brioche…”.
Al collega, nel mentre iniziano a tremare le labbra per trattenere una risata, sicuramente isterica.
”Lei è una cretina! e lei un imbecille! (rivolgendosi al ragazzo), vi divertite a prendermi in giro!” e così dicendo, comincia a tempestare la vetrina di pugni.
Arriva il titolare attratto dal casino e chiede cosa stesse succedendo. Lei sentendosi attenzionata dal capo, diventa un agnellino, spiega che vuole il suo panino al prosciutto cotto, non manca di far presente che ha due dipendenti idioti e quando lui ci guarda con aria interrogativa, io gli sussurro che intende la brioche.
Allora lui la prende con la pinza e lei tutta felice: “Sì quello, esatto! Quanto diamine ci voleva”
E noi tre tutti in coro, manco ci fossimo messi d’accordo, esclamiamo all’unisono con tono ben scandito:
“MA E’ UNA BRIOCHE!!!!!!”
“Ah.. ok.”. Si gira e se ne va.
Noi dopo anni, siamo ancora a chiederci, oltre a tutto il resto, dove fosse il prosciutto cotto che vedeva …