Anni fa, ero alle prime settimane di tirocinio in clinica veterinaria. La clinica era predisposta con un sistema di telecamere tra cui una nella sala d’attesa.

Ora di pausa, quindi la segretaria non è presente. Dal monitor interno vedo entrare una ragazza completamente vestita di nero, abiti aderenti, e una specie di passamontagna. In mano, un trasportino.
Aspetto un attimo e sento miagolare più volte. Esco ed esordisco con un: “Salve, cosa succede?” Lei mi guarda e mi risponde con: “Miao, miao, miao”.
Io sbigottita rimango qualche secondo senza parole e poi guardo il trasportino e vedo sbucare un gatto. Le richiedo: “Ha necessità di una visita per il suo gatto? Ha appuntamento?”
Lei continua con “Miao, io sono un gatto, miao miao”.

Con tutta la calma che possiedo le dico di aspettare e che avrei chiamato un medico (di che tipo, mi domando).
Vado a cercare il mio capo, che mi guarda serissimo e mi dice tranquillamente:
“Accompagnala nello studio uno e aspettami”. Io ovviamente lo faccio, tra miagolii umani e non.

Rimango 5 interminabili minuti con questa cat woman improvvisata e la conversazione che tuttora ricordo si fa sempre più surreale, tanto che a un certo punto mi ritrovo a risponderle: “Beh, allora io sono un coniglietto”.
Entra il veterinario ed esordisce con un “Ciao xxxxxx, allora, controllo il micino e poi vediamo che fare.”

A distanza di anni immagino ancora le risate dei colleghi nel vedermi gestire una situazione così e divertirsi un sacco da dietro le quinte.
Per di più, la persona con cui stavo all’epoca, che mi aspettava in auto per pranzare assieme, succcessivamente mi disse: “Ho visto arrivare quella tizia e ho pensato che vi stessero per rapinare!”