Qualche estate fa, ad una fiera vendevo alcune borse e piacquero anche ad una collega la quale fece di tutto (infruttuosamente) per averle.

“Senti, ma se volessi queste borse, me le faresti avere?”

“Certo, non vedo perché no, però mi serve un acconto ed un minimo di pezzi.”

“E che prezzo mi faresti per qualche borsa?”

“A seconda del quantitativo che ti serve, si parla di un prezzo che varia dai 3 ai 5€ a borsa.”

“Oh così tanto? Ma io le vendo per beneficienza, fai un po’ meno.”

“Non posso fare meno, il prezzo è già basso e ho il minimo guadagno sopra.”

“Sì, vabbè, ma allora non mi conviene, la beneficienza non posso farla per poi spendere tanto.”

“Con tutto rispetto parlando, tu guadagni sopra ciò che vendi, quindi una parte dell’incasso viene a te e l’altra andrebbe in beneficienza.”

“Però il prezzo è caro, mica posso rimetterci di tasca mia, scusa eh.”

“E che, ci devo rimettere io per te? Questa mica l’ho capita.”
Dopo qualche tempo, sono venuto a conoscenza del fatto che la beneficienza fosse per sé e non esistesse nessun ente per il quale raccogliesse soldi, ma soprattutto faceva di tutto per potere avere merce gratis da rivendersi.