Lavanderia a gestione familiare, aperta nel 2000. Prima c’era mio padre, poi io e mio fratello. Da sempre noi due, senza mai un dipendente.
Nel febbraio 2022, con un aumento del lavoro, assumiamo finalmente la nostra prima dipendente. Evento storico per noi, eppure…
Da quel momento inizia una catena di reazioni che ancora oggi fatico a processare. A intervalli regolari, clienti – sempre donne, chissà perché – cominciano a chiedermi se sono incinta.
Sì, perché nella mente di alcune persone il ragionamento è:
assunzione = maternità in arrivo.
Non “assunzione = più lavoro”.
Non “assunzione = crescita”.
No: incinta. Punto.
La regina, però, è arrivata ad aprile 2022: signora sui 60, tono deciso, occhi vispi. Mi guarda, inclina leggermente la testa e spara:
“Ma sei incinta?”
“No, guardi, ho solo assunto perché…”
Lei mi interrompe:
“Hai fatto bene, che l’altro ormai è grande!”
(L’altro sarebbe mio figlio. Ha sette anni. Secondo lei è già tempo per il secondo round.)
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