Lunedì mattina, solito via vai in officina, arriva una Panda. Ma non una Panda qualsiasi, no. Una Panda del ’96, sì, ma tenuta meglio della mia macchina nuova. Lucidata, cerchi puliti, interni profumati. Te lo giuro, aveva pure i tappetini con i bordi rossi, e sai cos’era la cosa più assurda? Sul cruscotto, incollata con cura, c’era una foto di una signora che sorrideva. Non una roba kitsch da santino, eh, proprio una bella foto stampata bene, in cornice, fissata con un adesivo trasparente.

Scende questo signore, sulla cinquantina avanzata, baffetti curati, giubbino trapuntato da mezza stagione, cammina piano, con rispetto, come se avesse paura di calpestare troppo forte. Viene verso di me e dice:
“Buongiorno. Senta… mi si è accesa una lucetta. Quella a forma di… teiera.”

Io, lì per lì, penso che mi stia prendendo in giro. Teiera? Gli faccio:
“Scusi, com’è la lucetta?”
“Una teiera. Rossa. Con il beccuccio.”
Vado a vedere. Era la spia dell’olio, ovviamente. Come ogni meccanico sa, sembra un po’ un bricco dell’olio, ok, ma chiamarla teiera è come dire che la marmitta sembra un vuvuzela.