Accadutomi ieri, da cliente.
Ristorante in una via di paese molto stretta con tavoli all’aperto, camerieri che lavorano e persone che transitano.
Io al tavolo con degli amici, al tavolo accanto famiglie con bambini.
Bambino urlante che fa avanti e indietro per la via correndo a tutta velocità col monopattino.
Va addosso al mio cane col monopattino una volta, due volte, gli si avventa contro per “accarezzarlo”, il mio cane si nasconde terrorizzato sotto la sedia.
Rischia più volte di far cadere i camerieri che lavorano.
Ovviamente tutto questo continuando ad urlare.
Nessun genitore fiata.
La terza volta sta per prendere in pieno il mio cane ma prontamente il mio compagno blocca il monopattino.
Quindi richiamo l’attenzione della madre chiedendo se possa dire qualcosa al bambino.
Lei mi risponde che il bambino sta giocando e non lo fa apposta.
Le dico che sono 3 ore che il bambino corre per la via col monopattino e che oltre al mio cane ci sono anche i camerieri che lavorano e che potrebbero cadere.
E lei mi risponde: “No, io non dico niente al bambino perché è libero di giocare! Tanto a chi ha dato fastidio? Solo al suo cane!”
Sono 3 ore che sta bestia di satana dà il tormento a tutti, ma mantengo una calma che oserei definire zen e non rispondo, poiché rimango assolutamente basita dinanzi a cotanta ignoranza, pensando che dopotutto il mio cane è assicurato, se dovesse disgraziatamente trinciare un dito al bambino non devo sborsare un soldo.
Detto questo, una ragazza di quel tavolo viene a salutare un amico comune al nostro tavolo e la prima cosa che dice è: “Scusate, mi dissocio da ciò che è accaduto prima, l’ho conosciuta stasera e non l’avevo mai vista.”
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