Da qualche giorno stiamo facendo una promozione simpatica: un concorso a premi per pubblicizzare i nostri prodotti. Roba semplice e veloce: entri, lasci nome e cognome, schiacci un pulsante su un tablet e vedi subito se hai vinto qualcosa legato al mondo del caffè. Senza obbligo d’acquisto, senza complicazioni. Un’idea che pensavamo sarebbe durata un paio di settimane, ma che in due giorni ha già attirato di tutto.
Quel giorno entra una signora sulla settantina, molto curata, occhiali con le lenti fotocromatiche ancora mezze scure nonostante fosse dentro da un pezzo, e alle spalle una comitiva intera: figlia, figlio, nuora, un nipote con la felpa dei Pokémon e un altro individuo imprecisato che nessuno si è preso la briga di presentare. Un gruppo con l’energia tipica dei matrimoni meridionali, quando si devono decidere i posti a tavola.
La nuora, una ragazza sulla trentina, partecipa per prima: nome, cognome, click, campanellino digitale e—tadam!—vince un set di tazzine da caffè in ceramica con il nostro logo dorato. Tutti entusiasti, urla, foto, la signora che esclama “Che fortuna, le tazzine! Che belle! Voglio provarci pure io!”
Gasatissima, si avvicina lei. Tira fuori un documento mezzo sgualcito, lo appoggia sul banco con orgoglio come fosse un passaporto diplomatico, e mi dice: “Su, su, che le vinco anch’io, me lo sento.” Inserisco i suoi dati, preme il bottone. Rumore di rullo e… vince anche lei! Ma non le tazzine: un contenitore per la raccolta differenziata delle capsule usate, un gadget carino, utile, con i vari scomparti per alluminio, plastica e organico.
Tempo zero, la signora fa una smorfia come se le avessimo detto che ha vinto un biglietto per una crociera sui rifiuti.
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