Ho aperto da dieci minuti. Neanche.
Il tempo di alzare la serranda, dare una sistemata veloce ai cucchiaini che sembrano sempre moltiplicarsi la notte, e sto giusto mettendo fuori il secondo tavolino, quando mi passa accanto questo individuo. Sì, individuo, perché non saprei come altro definirlo.

Mi “saluta” con un:
— “Fammi un cornetto e un caffè macchiato, sbrigati.

E prosegue spedito verso l’interno.
Così, senza neanche un “ciao”, un “buongiorno”, un grugnito, niente.
Il mio “buongiorno” resta incastrato a metà tra la gola e l’orgoglio.
Cioè, manco i gatti randagi quando li sfami hanno ‘sto atteggiamento.

Entro anch’io, dietro di lui, che già ha superato il bancone manco fosse casa sua.
Non faccio nemmeno in tempo ad avvicinarmi che lo sento già sbraitare con l’energia di chi non ha ancora assunto caffeina ma è evidentemente carico di vita:
— “Dai, dammi almeno il cornetto!

ALMENO.
Come se lo avessi torturato per mezz’ora, quando sono aperta da dieci minuti scarsi e lui è il primo cristiano ad aver varcato la soglia oggi.

Respiro.
Entro dietro al banco, prendo un cornetto — tra l’altro ancora tiepido, profumato, appena sistemato in vetrina — e glielo porgo con la delicatezza di chi medita già se può legalmente lanciare oggetti a bassa velocità verso qualcuno.