Lui, placido come un monaco zen, mi ignora.
Continua a bere il caffè, come se fosse tutto normale, come se la sua stessa domanda assurda non fosse mai uscita dalla sua bocca.

Poi, siccome io sono sì stanca, ma anche leggermente maligna, lo guardo con il mio miglior sorriso da assistente clienti e butto lì, con finta sorpresa:
— “Aaah! Ma forse lei intendeva un caffè schiumato!!

Lui mi guarda, ci pensa. Gli vedo il cervello fare quei due giri in croce, poi la luce:
— “Sì sì, quello!!!

E io, dolce come lo zucchero di canna:
— “Eh, ma guardi che… anche lì c’è il latte.”

Lui annuisce, come se avesse appena scoperto un segreto dell’universo.
— “Aaah.”
Paga.
E se ne va.

E io resto lì, in piedi dietro il bancone, a guardare il vuoto per un secondo.
Poi riprendo a lavorare, col pensiero fisso che forse, domani, metto un cartello fuori:

“Qui il caffè macchiato contiene latte. Sì, davvero. Anche quello schiumato.”