Successo un po’ di tempo fa, negozio di intimo.
Ore 9.30, entrano in negozio mamma e figlia alla ricerca del reggiseno perfetto per la fanciulla neo diciottenne. Propongo una consulenza privata personalizzata per stabilire la taglia della ragazza e viene fuori che ha una 5^ coppa d/e. Dopo svariate proposte la ragazza decide di acquistare alcuni completini intimi approvati anche dalla mamma. Vendita finita alle ore 12:15.
Apertura pomeridiana, ore 15:30.
Vedo spuntare la ragazzina:
“Ciao, c’è qualcosa che posso fare per te?”
“Ciao, sì. Ho riprovato i reggiseni a casa e ho notato che la misura è sbagliata.”
Mi è crollato il mondo addosso. Con tanta pazienza le spiego che quella mattina aveva provato già tutti i reggiseni disponibili poiché la sua è una misura molto importante, ma ho cercato comunque di tranquillizzarla:
“Guarda, riprova tutto di nuovo e vediamo di risolvere questo problema.”
Niente, non c’è stato verso, ha voluto provare altri tipi di reggiseni, ma non della sua misura! Morale della favola: ha cambiato tutti i reggiseni scegliendo di acquistare dei push up taglia 5^ B.
Ho provato insistentemente a dirle che non era la sua misura e le ho spiegato anche che poi non era più possibile fare il reso. Non mi ha ascoltata ed è andata via con questi reggiseni taglia 5^ B.
Il negozio chiude alle 19.30, cinque minuti prima vedo spuntare la mamma con la figlia, la prima molto alterata, giustamente, perché praticamente la figlia aveva il seno all’altezza della bocca.

Dopo una lunga lunga sfuriata, in cui mi ha detto che non ero stata professionale perché avevo fatto il cambio alla figlia senza il suo parere, mi dice anche che preparerà una lettera in azienda chiedendomi nome e cognome.