Lei, per la prima volta, si zittisce.
Un secondo di silenzio denso.
Paga senza fiatare, prende il sacchetto e se ne va, lanciando un “arrivederci” talmente smorzato che sembrava un sibilo.
Il negoziante mi guarda, mi passa i panini, e con un sorriso un po’ complice dice:
«È una ri da battaglia. Ma ogni tanto bisogna metterle un freno, sennò ti fanno notte per mezzo etto di fontina.»
Sorrido anch’io. Pago, saluto.
Esco dal negozio con i miei due panini ancora caldi in mano.
E lì, proprio fuori, chi ti trovo?
La signora. Ferma, col sacchetto stretto al petto, che mi guarda come se le avessi rubato il trono.
Mi fulmina con lo sguardo.
Io la guardo dritto negli occhi, e — senza dire una parola — addento il primo panino come fosse un gesto di giustizia universale.
Giuro, in quel morso c’erano dentro tutte le attese, il sole, il lavoro, e…
una goduria immensa.
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