Periodo natalizio.
Il banco allestito a festa: lucine, pigne dorate, qualche rametto di abete qua e là. E poi, il pezzo forte: i pupazzi natalizi giganti, belli da vedere e piazzati bene in vista. Per sicurezza, appiccico anche il cartello “NON IN VENDITA” grande quanto un manifesto elettorale.
Tutto pronto.

La gente passa, qualcuno si ferma, si complimenta per l’atmosfera, e tra un “che carino!” e un “che bella idea!”, riesco anche a vendere qualche piccolo oggetto. Insomma, tutto fila liscio.

Poi arriva lei.
Si avvicina con l’aria di chi ha appena scoperto il Sacro Graal e mi fa:
«Buongiorno, ma sa che questi pupazzi sono bellissimi?»

«La ringrazio, li ho presi proprio per rendere il banco più natalizio.»

«Ma li vende?»

Cartello “non in vendita”: invisibile, probabilmente scritto in lingua marziana.
Io, paziente:
«No guardi, mi dispiace, sono solo da esposizione.»

Lei insiste, con gli occhi che brillano più delle luminarie in piazza:
«È un peccato, sa? Sono davvero belli, io li prenderei. Sicuro sicuro di non volerli vendere?»