Supermercato, scena a cui ho assistito da cliente.
Sono le 19:30 di domenica, entro per prendere due cose al volo.
Al banco della gastronomia la commessa, di spalle, sta iniziando a riordinare.
Ci salutiamo, poi le chiedo se può farmi due etti di cotto.
Arriva un signore sulla settantina con figlia al seguito che, alterato, mi dice che c’era prima lui.
In realtà era di spalle allo scaffale delle tisane, ma va beh, lo lascio passare.
“Un etto di speck” (saluto alla commessa non pervenuto), dice indicando lo scaffale, poi si mette a parlottare con la figlia.
La commessa prende lo speck che probabilmente le sembrava in direzione dell’indicazione e inizia a tagliare.
Dopo tre fette il signore alza la testa:
“Stai tagliando quello in offerta, vero?”
“No, veramente quello in offerta è nello scaffale di sopra”.
“Eeeeeh ma non va bene, dovevi immaginare che volevo quello in offerta!”
La commessa lo guarda prima in cagnesco, poi mentre mette da parte le fette tagliate e prende lo speck in offerta, risponde: “Poteva chiedermelo invece di indicare a caso”, e si mette di spalle ad affettare.
Appoggia lo speck e lo pesa.
“Dopo?”
Il signore guarda la bilancia, guarda lei, poi riguarda la bilancia:
“Ma quanto ne hai fatto?”
Dal tono scandalizzato sembrava fossero un paio di chili.
“Un etto, come mi ha chiesto”.
“Ma no, non vedi che è poco, aggiungine almeno altre 4 fette”.
La commessa, rassegnata, cancella la pesata, riapre l’incarto e aggiunge le 4 fette.
Ripesa.
“Dopo?”
Qui il signore dà il meglio di sé: “Volevo la mortadella, ma è troppo rosa. Fammi il cotto economico, non più di 50 grammi”.
Finalmente la commessa riesce a toglierselo dai piedi, ma non è finita.
Prendo quello che mi serve e vado in cassa.
C’è una sola cassa aperta e il signore è lì che sta per pagare.
“Sono 31 e 27”.
Il signore strabuzza gli occhi: “Hai sbagliato, non è possibile che sia così tanto! Questi sono in offerta!” e spinge due confezioni di zuppa pronta verso la cassiera.
Lei fa scorrere lo scontrino e controlla:
“Sì, queste due confezioni sono passate al 50%”
“No, no hai sbagliato” insiste.
La cassiera controlla che gli articoli, che sono ancora da imbustare sulla cassa, siano quelli riportati sullo scontrino.
Il signore inizia:
“Quanto costa l’acqua? Quanto costa questo? quanto costa quest’altro?”
La cassiera lo invita a pagare così può staccare lo scontrino e possono controllare i prodotti insieme. Intanto la coda si allunga e la gente sbuffa. Lui non ci pensa lontanamente a pagare, continua a chiedere i prezzi e a dire che ha sbagliato.
La cassiera chiama un collega che apre l’altra cassa e lei conta i pezzi, controlla lo scontrino e si mette a fare il conto con la calcolatrice per far vedere al cliente che il conto non è sbagliato.
Niente, lui non demorde, la cifra è troppo alta.
Non so se è riuscita a farsi pagare perché ci siamo spostati tutti all’altra cassa e abbiamo lasciato lì il signore a discutere con la povera cassiera. Non vi dico l’imbarazzo che si leggeva in faccia alla figlia.