Vado a far la spesa in un noto supermercato, arrivo in cassa, ci sono solo due persone davanti ed una donna (40-45 anni al massimo) che non riesce a pagare col bancomat. M’incuriosisco ed inizio ad osservare la scena.

“Guardi il pin è sbagliato, può riprovare.”
“Ma io non lo so, lo sa mia figlia. Io non lo so, non ne ho idea, lo sa mia figlia e come faccio adesso.”
“Chiami sua figlia, così le dice il pin.”
“Ma come faccio, è a scuola. Io non lo so il pin, lo sa solo lei, ma mica posso andare a scuola per chiederlo. Dico alla maestra che solo mia figlia sa il pin? Perché io non lo so, ma lei si e ha 8anni.”

Quando ho sentito l’età della bimba mi sono cadute le braccia, volevo chiederle se era uno scherzo.

Ma parte l’aiuto con la chiamata a casa.

“Mamma tu lo sai il mio pin, perché lo sa la bimba… Ma ti sembra che solo mia figlia di 8 anni sa il pin? Tu non lo sai? Vabbè grazie ciao.”

Se non lo sai tu il pin chi deve saperlo?

“Dai, ti lascio la spesa e vado a sentire in banca.”
La cassiera blocca la transazione sta per iniziare lo scontrino per il nuovo cliente ma tempo un minuto ritorna la signora.
“Aspetta, aspetta forse lo so.”
Prova due volte bloccando il bancomat e domandandosi come sia possibile che nessuno sappia il suo pin.

Continuavo ad assistere a questa scena domandandomi se stava accendendo davvero. Quando è arrivato il mio turno ho tranquillizzato la cassiera informandola che so benissimo il mio codice pin e che aveva tutta la mia stima.