Per chi non lo sapesse, esistono dei buoni pasto che le aziende danno ai propri lavoratori, con i quali puoi comprare esclusivamente alimentari.
Il prezzo di questi dipende da azienda ad azienda (c’è chi ha i buoni da 10€, chi da 2,50…).
Batto la spesa del cliente:
“Sono 5,40€.”
“Ho i buoni pasto.”
Ne tira fuori uno da 10€
“Signore, non posso accettarlo, l’importo della spesa deve essere maggiore o pari a 10€ per poter ritirare il buono.”
“Chissà perché quando vengo qui a (nome del supermercato) ci sono sempre rogne!
Voi fate così perché così uno compra più robe e spende di più!Siete dei mafiosi!”
Ok…
25 Dicembre, 2020 alle 6:01 pm
Dalla mia esperienza coi buoni pasto ho constatato che è così che funziona. Ho avuto dei buoni dal valore di 8,50€. Quando ci facevo la spesa l, tenevo il conto sulla calcolatrice man mano che prendevo le cose e così capivo quanti buoni potevo utilizzare e quanto avrei dovuto dare in contanti. Qualche volta mi sono fatta furba e sono riuscita ad avere la cifra totale corrispondente a un multiplo di 8,50, così ho utilizzato solo i buoni. Certo è che il buono pasto non lo avrei mai usato per prendere solo un caffè, ma mi ci sarei pagata il pranzo. Vedo commenti sul perché e il per come prendano o meno qualcosa in azienda: ma cosa stiamo a farci questi problemi? Non vi tolgono soldi, ve li danno e CI PAGATE le cose, senza usare i vostri soldi… Che vi importa delle percentuali o meno dell’azienda?
Inoltre, ogni buono pasto è diverso e non tutti i supermercati prendono gli stessi, ogni supermercato ha una politica diversa, dettata dall’azienda: io ad esempio andavo nell’unico supermercato che li prendeva. Non bisogna farne una critica ai cassieri, perché seguono delle direttive. Se mi paghi col buono pasto, non posso darti il resto in contanti, perché ai conti finali non torna niente, perché immagino che le cose siano divise.