Fuori, partenze in corso.
Gente che deve saldare, valigie da caricare, chiavi da restituire. Ma niente: i nostri nuovi ospiti occupano il bancone.
Uno chiede se può prenotare la navetta per sabato.
Uno vuole sapere se la TV in camera ha Rete4.
Una signora ha perso il marito “che era seduto lì, ma adesso non c’è più”.
(Il marito era in bagno.)

A un certo punto parlo con l’autista del pullman, uno che ha già lo sguardo stanco di chi sa tutto. Mi dice testuali parole:
«So’ dei caga*o di prima categoria. Vivono a 150 km, ma hanno voluto partire alle 5 per “evitare il traffico”. Alle 6:40 già stavano tutti sul bus.**
Poi:
«Poi non andava bene la strada. Poi mancava una sosta. Poi non volevano l’Autogrill perché “fa schifo”.»
E ride. Ma è una risata vuota. Di chi ha lasciato l’anima al casello.

Ora è mezzogiorno.
Le camere sono quasi pronte, i clienti di prima se ne sono andati, e la comitiva si prepara all’assedio delle stanze.
Già so che mancheranno i cuscini giusti, che le lenzuola saranno troppo ruvide per alcuni e troppo lisce per altri.
Che qualcuno non capirà come si accende la TV e qualcun altro chiederà se si può sostituire il materasso con uno “non così soffice ma neanche duro”.

Settimana di fuoco in arrivo.
E siamo solo a lunedì.
Che Dio ci aiuti.
O almeno… che funzioni il bar.