Gelateria.
Giornata abbastanza piatta, al banco serve la ragazza nuova, io sto lavando degli attrezzi, mentre tendo le orecchie e controllo che fuori vada tutto bene.
A un certo punto arriva questo signore sulla cinquantina che pretende una pallina metà cioccolato e metà pistacchio.
La “politica aziendale” è di non fare mezze palline, se non ai bambini e, ogni tanto, a mia discrezione, ai clienti fissi; così la ragazza mi chiama e mi chiede istruzioni.
Io, che nel frattempo ero uscita al banco, mi rivolgo al signore e spiego gentilmente che noi non facciamo mezze palline, al che lui mi guarda, chiude gli occhi, con calma gira la testa, in silenzio, verso la ragazza nuova e dice: “Guarda… tu prendi una coppetta e fammi una pallina mezza cioccolato e mezza pistacchio.”
Allibita e irritata per essere stata ignorata in quella maniera, ripeto, sempre gentilmente, che non possiamo e che il titolare mi ha dato delle precise istruzioni.
Stavolta sono degna di una risposta: “Beh, sei impedita che non riesci a fare mezza pallina? È così difficile per te?”
Dopodiché prende una decisione: “Allora fammi due coppette separate da 1,40€ e me le mischio da solo!!”
Io, chiaramente irrigidita e ormai irremovibile (perché per quanto rompi i maroni, se decido di non fartela, non te la faccio) , dico alla mia collega di fare le due coppette.
Ed ecco l’inferno.
Il signore comincia un’arringa di 5 minuti, urlandomi dietro ogni sorta di insulto, diventando paonazzo e gonfiandosi sempre di più.
A busto e testa dritti, braccia incrociate e occhi fissi sui suoi, aspetto che finisca la sfuriata e, in tutta tranquillità rispondo: “Se ha delle lamentele, le do il numero del mio titolare e, se ha finito di urlare, sono 2,80€.”
Da rosso è diventato viola, ha lanciato via una delle due coppette, ha pagato, si è ripreso la coppetta lanciata ed è uscito, maledicendomi e insultandomi!
Inutile dire che appena se ne è andato ho cominciato a urlare da sola, come una pazza, dal nervoso!
E la ragazza… poverina, era al suo secondo giorno di lavoro.