A quel punto le dico, molto piano, molto chiaro:
«Se non le è arrivata la busta con il PIN, è probabile che la carta non sia ancora attiva.»

Ed è lì che si trasforma. Il viso cambia, si irrigidisce, alza il mento, occhi fissi nei miei.

«Voi giovani… quando c’è da trattare gli anziani come dei r* siete proprio fatti apposta. Vi insegnano così, eh? A guardarci come se fossimo stupidi. Ma fatevi una vita, che è meglio.»**

Mi si gela il sangue.
Non ho insultato nessuno, non ho alzato la voce, non ho nemmeno corretto il suo “apooggiarla”. Eppure, ora sono il nemico.

Cerco di riprendere fiato.
«Signora, io le ho solo fatto una domanda. Non è una questione d’età. È una questione tecnica. Se la carta non è attiva, non può funzionare. Tutto qui.»

Lei borbotta qualcosa tipo “non tornerò mai più”, prende la carta e la rimette nel portafoglio con la dignità offesa di una duchessa umiliata dal servo di corte.
Il marito, ancora zitto, esce due passi dietro.

Quando se ne vanno, la coda riprende a muoversi.
Una cliente successiva mi guarda, fa un mezzo sorriso e mi dice sottovoce:

«Eh, ogni generazione ha il suo dramma. La loro è la carta nuova. La nostra sono i genitori con la carta nuova.»

E per un attimo, mi sento meno solo.