Faccio la grafica.
Mi chiama una tizia, tutta entusiasta: vuole dei biglietti da visita per il suo negozio.
Perfetto, penso io, lavoro semplice.
Prendo carta e penna (virtuale) e le chiedo, con la mia migliore voce professionale:
«Ottimo! Mi può dare il nome del negozio e l’indirizzo?»
Apriti cielo.
Diventa una belva.
Mi spiega che io non posso assolutamente chiederle questi dati personali, che non devo permettermi di interessarmi a dove abbia il negozio o che negozio abbia, e che dovrei studiare bene come funziona la privacy prima di fare questo mestiere.
Io rimango un attimo in silenzio, cercando di capire se è uno scherzo.
No, è serissima.
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