Hotel con centro benessere. Giornata lunga, ospiti a flusso continuo, e io che passo metà del tempo a ricordare a tutti che la spa non è una sala d’attesa della stazione, ma un posto dove si dovrebbe respirare, rilassarsi, e possibilmente… stare in silenzio.
Faccio accomodare una coppia: sorrisi, accappatoi, spiegazione veloce dei percorsi. Dopo neanche due minuti — Dlin Dlin Dlin! — parte una suoneria a tutto volume, quelle melodie allegre che vanno bene giusto come sveglia alle sei del mattino.
Mi precipito dentro, già col cuore che mi batte forte. E chi trovo? La signora, in piedi vicino al tavolo delle tisane, che armeggia col telefono come se fosse in mezzo al mercato rionale.
“No, mi scusi, il cellulare va tenuto silenzioso,” dico, e stavolta con poca pazienza, perché è da stamattina che mi tocca zittire gente che ha scambiato la spa per la sala giochi. E puntualmente, dopo che uno fa casino, arrivano gli altri clienti a lamentarsi da me.
La signora, sorpresa, mi guarda con un’aria quasi angelica e risponde:
“Ha ragione, mi scusi, sì, lo spengo subito. È che non sapevo nemmeno di averlo con me.”
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