Agosto 2018, primo giorno in un bar situato in una zona molto ricca. È il mio primo lavoro in ambito ristorativo, non so fare né caffè né drink, non so neanche portare i vassoi. Nonostante ciò al capo faccio buona impressione e, soprattutto nelle prime settimane, è sempre vicino a me e mi spiega tutto.
Un giorno torna a casa per fare una doccia e mi lascia da sola al locale. In una mezz’ora, cosa potrà mai succedere?
Entra lui, uno dei primi clienti simpatici che incontrerò nel mio cammino all’Inferno.
“E tu chi sei?”
E buongiorno anche a te.
“Buongiorno, sono Xxx. Prego, mi dica.”
“Una birra Xyz.”
“Prego, sono 3.00 euro.”
“Eh no, il tuo PADRONE me la fa a 2.50.”
“Guardi, innanzitutto la schiavitù è stata abolita da tempo. Inoltre, io sono nuova e mi attengo ai prezzi. Se il titolare le fa un prezzo differente, io non posso saperlo. Non mi è stato riferito nulla.”
“Va be’.”
Paga e va via.
Il giorno successivo il mio capo mi prende in disparte e mi dice che suddetto cliente l’ha chiamato per dirgli della birra, aggiungendo: “No, ma io non ti ho chiamato per i soldi, è per il principio.”
Ma si può scomodare un titolare per 0.50 euro?
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