Estate 2017, facevo ancora il barman nel locale più frequentato della mia città, Bisceglie.


Viene al bancone una mia ex compagna di classe del liceo, non la vedevo da 7 anni, non la sentivo da 9. Ometto il nome.
Lei mi vede e palesemente fa finta di niente.
“Ehi! (Nome compagna di classe!) Ciao!”
“ODDIO CIAAAAOO PIEEEEER SEI TU??? MA NON TI AVEVO RICONOSCIUUUTOOOO!!!” (ho la stessa faccia di quando avevo 3 anni, mi riconoscono anche le mamme dei compagni dell’asilo. Vabbé).
“Eh sì, sono io. Come stai?”
“Bene, bene, grazie. Ma quindi lavori qui?”
“… Eh, così mi dicono…”
“SEEEEEEEEENTI, c’è mio fratello in cassa per lo scontrino, non è che mi puoi fare il cocktail finché arriva? Intanto inizio a berlo qui”.
La cassa era strapiena con 20-30 persone in fila, situazione solita.
“Sì, figurati, non c’è problema. Cosa vuoi bere?”