Silenzio.
Un silenzio lunghissimo. Tipo quello che c’è quando si spenge la radio in macchina e ti accorgi che stavi litigando da solo.

Lei non ha detto più nulla.
Ha preso due rosette e una pizzetta, ha pagato senza fiatare, e se n’è andata fissando il cartello della chiusura come se fosse un tradimento personale.

Ora, ogni volta che entra, guarda il bancone, poi me, poi il cartello.
E sotto sotto lo so: ha già messo il conto alla rovescia per vedere se davvero riapriamo il 28.
Ma tranquilla signora… ci riposeremo anche per lei.