Tempo addietro arriva un cliente, che mi chiede un prodotto di una certa marca, che non nomino unicamente per non far pubblicità.
Tale azienda non è tra i prodotti che tengo solitamente, anche perché particolarmente cara, quindi solitamente evito merce che già di base so di non vendere.
Tale cliente insiste, perché a suo giudizio è imbattibile.
Gli dico che mi informo, ma che in base al quantitativo vedo se ordinargliela o meno, e in caso, ho bisogno che all’arrivo me la acquisti tutta, perché è un prodotto che ordino esclusivamente per lui.
Siamo d’accordo, ordino il prodotto.
Colpa mia che allora non mi facevo lasciare anticipi.
Quando arriva, mi faccio due conti, vedo a quanto posso vendergliela senza svenarlo, gli comunico il prezzo. Mi dice che intanto ne acquista una e che poi le altre confezioni le acquista con calma.
Lo fa con tanta calma, che alla fin fine ho venduto solo il primo vaso, mentre gli altri mi sono rimasti sul groppone fino alla scadenza.
Dopo un po’ si ripresenta e mi chiede un vaso di tale prodotto, al che gli dico che non lo ho più perché quelli che mi aveva ordinato sono arrivati a scadenza e che lui non si era presentato come mi aveva assicurato a comprare il resto.
“Ma sono venuto adesso.”
“Certo, peccato che adesso sia tardi. Ma come mai ci ha messo tanto a consumare un singolo vaso?”
“Beh, sai, tu eri caro e ho trovato il medesimo prodotto su internet a molto meno, quindi li ho comprati lì, negli ultimi mesi. Ma ora il sito lo da esaurito e mi sono ricordato di quelli che ti avevo ordinato…
Me li riordini?”
Tra me e me penso a che razza di faccia di cu** ha il tipo.
“Certo, un attimo che mi faccio due conti…
Ok, allora la confezione sono sei vasi, mi deve dare un anticipo di 200 euro.”
“Come un anticipo di 200 euro! È quasi il costo della confezione completa al prezzo dell’altra volta!”
“Certo, ma vede, l’altra volta ho ordinato quel prodotto esclusivamente per Lei, e ci ho rimesso denaro, perché non solo ho buttato via merce, ma le avevo perfino fatto un prezzo di favore, mettendoli praticamente a prezzo di costo. Adesso purtroppo non posso farlo, in primo luogo perché non vendendo gli altri cinque vasi sono andato in perdita, in secondo luogo perché se lei non ripassa a comprare il resto della merce, io non ci rimetto il valore di acquisto.”
“Ma non è giusto, l’altra volta…”
“L’altra volta mi aveva dato la sua parola e non l’ha mantenuta, quindi non posso ordinare più sulla fiducia, inoltre chi mi garantisce che non faccia proprio come l’altra volta, che appena trova un prezzo di suo gradimento, lascia a me il problema?”
Il cliente va via brontolando, ma dopo un paio di settimane ritorna, mi da l’anticipo e ordina.
Arriva la merce, ma noto che il prodotto è cresciuto ulteriormente di prezzo, faccio due conti, metto il mio ricarico: in totale servono altri 210 euro per riscattare la merce.
Il cliente arriva, gli faccio il conto e mi guarda come se fossi un alieno.
“Ma è troppo, ti ho già dato 200 euro!”
“Certo, che come legge dalla ricevuta è circa il 50% presunto del valore del bene da ritirare, e che in caso Lei non lo ritiri non verranno restituiti, tutto scritto nero su bianco, come vede.”
“Ma io credevo fosse qualcosa meno! Mi avevi detto diversamente.”
“Come le dissi allora, e come scritto sulla ricevuta, il prezzo presunto non necessariamente è il prezzo finale, si basa sul listino prezzi fornito dalla ditta mesi fa e non su un listino aggiornato, quindi vi potevano essere variazioni anche in suo favore.
In ogni caso non è un mio problema, se non lo ritira, perde la caparra ed io sono coperto almeno in parte del costo.”
Se ne va, ma torna con i carabinieri, accusandomi di frode.
Uno dei carabinieri è palesemente suo amico o conoscente.
Ribadisco la mia posizione, gli faccio leggere copia della ricevuta, cercano di intimorirmi dicendo che non ha valore legale e insistono, al che gli dico che può tranquillamente denunciarmi e che io successivamente chiederò anche i danni di immagine oltre che la diffamazione.
Il carabiniere si allontana con il tizio, confabulano un po’, poi si avvicina nuovamente e mi dice che se lo faccio pagare solo 100 euro il signore non mi denuncia.
Resto fermo sulla mia posizione: ripeto che in primo luogo il prezzo è quello, che non vado nuovamente in perdita per accontentare lui, e che se vuole uno sconto deve ballare la macarena, in bikini davanti al negozio, per due ore.
Se ne vanno, al che lo informo che la prenotazione resta valida, come da ricevuta, per 30 giorni dalla data di arrivo, che se vuole la merce deve presentarsi entro scadenza, altrimenti sono libero di venderla.
Passa la scadenza e mi ritengo libero di vendere online il prodotto, visto che di certo in negozio non sarebbe stato possibile.
Mi rivolgo ad un sito di aste online e lo metto all’asta con un prezzo di partenza pari alla differenza, ovvero ai 210 euro che avevo chiesto al cliente.
All’inizio nessuna offerta, ma in meno di un giorno le offerte sono già di 50 euro superiori al richiesto, alla scadenza dell’asta se li aggiudicano per un importo di 375 euro più spedizione.
Preparo la fattura, allego lo scontrino di rito e spedisco, pur essendo il destinatario non molto distante geograficamente da me.
Dopo una settimana, arriva il tizio che mi aveva prenotato questo caffè, con una confezione, dicendomi che ero un ladro, che lui aveva trovato chi glielo vendeva a meno di me, sbattendomi sul banco fattura e scontrino.
Lo guardo e gli rispondo che sì è vero, ma non lo ha pagato meno.
Mi guarda, al che gli faccio notare l’intestazione della fattura e dello scontrino.
Era la mia vendita online.
Gli faccio quindi presente che non lo ha pagato 375 euro più spedizione, ma 575 euro più spedizione, visto e considerato che lo ha comprato sempre da me, e che la sua prenotazione è scaduta un mese prima della scadenza dell’asta.
Più visto né lui, né il suo amico carabiniere.
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