Siamo un salone low cost e, paradossalmente, le lamentele per i prezzi sono ormai una routine quotidiana. Nonostante il nostro listino sia visibile ovunque – sul bancone, sugli specchi, nei sogni più ricorrenti dei clienti – c’è sempre qualcuno che entra con l’aria sorpresa di chi ha appena scoperto che il sole sorge a est. Ma l’altro giorno si è davvero superata la soglia del paradosso.

Abbiamo delle tessere fedeltà, semplici, chiare: ogni dieci timbri, una piega omaggio. Una cosa che dovrebbe generare entusiasmo. Ma ovviamente, come ogni cosa bella, va spiegata per bene. E infatti, accanto alla cassa, campeggia un cartello con su scritto in caratteri più grandi del nostro entusiasmo: “La tessera non è valida nei giorni di venerdì e sabato”. Perché sì, sono i giorni di punta, il salone è pieno e regalare pieghe in quei giorni equivarrebbe a lanciarsi in un’economia kamikaze.

Arriva lei, con passo deciso e sguardo da “oggi combatto per i miei diritti”. Si avvicina, legge il cartello e già la fronte si increspa come mare a forza 7.

— “Eh, ma posso dirti che questa cosa che le tessere di venerdì e sabato non si possono usare è davvero ridicola? Sarebbe più serio non farle proprio, a ’sto punto.”