Sono in cassa, batto la spesa.
Totale: 13,29€.
La signora mi porge un biglietto da 20€.
Faccio i conti a voce alta, quasi per abitudine:
«Allora… 20 meno 13,29… fa 7,61€ di resto.»
Prendo lo scontrino, leggo distrattamente:
«Ah no, ecco, è scritto qui: 6,61€. Mi ero confusa.»
La signora si irrigidisce come se avessi appena firmato un contratto di compravendita con il sangue.
«Come, scusi?»
«Mi sono sbagliata, signora, il resto giusto è 6,61€. Adesso le do…»
«No, no, no!» scuote la testa con la forza di chi difende un principio universale.
«Lei prima ha detto 7,61€, e la prima parola è quella che conta!»
Cerco di sorridere. «Signora, non siamo a Ok il prezzo è giusto. La matematica è matematica: da 20€ meno 13,29€ fa 6,61€. Non posso darle di più.»
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