Nel posto dove lavoro, il sistema è semplice ma infallibile:
paghi → ti mettiamo un bel braccialetto di carta spessa → entri nelle attività.
Colorato, resistente, impossibile da non notare.
Funziona come una password visiva: se ce l’hai, hai pagato. Se non ce l’hai, niente giri sullo scivolo galattico, niente giochi, niente storie.

Un giorno arriva la classica coppia: padre e figlio di circa 7 anni.
Il bambino è un’esplosione di emozione: occhi sgranati, passo rapido, energia che contagia perfino chi lo guarda. Si vede che sta già pregustando la giornata.
Il padre… l’opposto. Stanco, trascinato lì più per senso del dovere che per entusiasmo. La tipica faccia da “preferirei essere sul divano, ma mi tocca”.

Pagano. Tutto regolare.
Metto il braccialetto al bambino, poi al padre. Sono lì, pronto a consegnare i biglietti, quando succede la magia.

Il piccolo mi guarda fisso.
Serio, serissimo.
Alza la manina e mi fa segno di avvicinarmi. Tipo agente segreto che deve rivelare una cospirazione internazionale.