A parti invertite. Ovvero: quando il cliente è quello che deve avere pazienza, capire, sorridere… e farsi prendere in giro.

Sono in attesa di una consegna affidata al corriere XXX. Una di quelle consegne che richiedono la tua presenza fisica, perché non basta una firma sul citofono o lasciare il pacco al vicino: serve identificazione del destinatario con tanto di documento.
Perfetto, dico io.
La sera prima ricevo la mail con la solita “gentile comunicazione”:

“La sua consegna avverrà domani, tra le ore 10:15 e le 13:45.”
Precisi, quasi svizzeri. Talmente precisi che pur ricevendola all’ultimo minuto, mi organizzo come posso: prendo ferie dal lavoro, salto degli appuntamenti, metto in pausa il mondo per tre ore e mezzo.

Arriva il giorno dopo. Ore 10:15: niente.
Ore 11:30: ancora niente.
Ore 13:00: silenzio assoluto.
Ore 13:45: …indovinate?
Sì, assolutamente niente.

A quel punto comincio a sentire il solito prurito dietro la nuca, quello che ti sale quando intuisci che ti stanno prendendo per i fondelli.

Contatto il servizio clienti.
Alla prima chiamata risponde un’operatrice con lo stesso entusiasmo di un cactus e la gentilezza di un postino sotto la pioggia. Dopo cinque minuti di “attenda un attimo” e “verifico”, la linea cade. O me la chiude. Chi lo sa.

Richiamo. Ma prima, chiamo anche il mittente (che per inciso è più dispiaciuto di me), mi conferma che sì, la consegna era confermata per oggi, che sì, il mio indirizzo è corretto, che sì, sono previsti i controlli documentali, e che sì, non riescono a contattare il corriere neanche loro.