A questa scena ho assistito di persona personalmente.
Location: banchetto che vende succhi di frutta preparati al momento e l’addetto, che conosco, è gentilissimo.
Arriva una signora e chiede un succo detox, elencando una serie di ingredienti da usare e che sono sì disponibili, ma messi tutti insieme, darebbero un risultato che, in confronto, la peggiore delle pozioni a base di ramarro realizzate dalla strega Amelia, è nettare divino.
Lui fa gentilmente notare che certi ingredienti, insieme, danno un pessimo risultato e che se la signora vuole, può consigliare lui una serie di combinazioni ugualmente detox, ma pure super buone. Lei insiste: “L’ho letto su “Donna sportiva” e lo voglio così!”
Già per il tono che usa le avrei dato uno “smataflone” io stessa, ma siccome sto bevendo un ottimo e freschissimo succo di anguria e limone, taccio.
Il ragazzo ci riprova, col massimo tatto, ma non ottenendo risultati, procede a preparare l’intruglio, che assume la colorazione di quello che un corpo umano è in grado di produrre quando si rende conto che una scorpacciata esagerata di cozze crude non è stata un’idea brillantissima. Pure l’odore dell’intruglio non è, come dire “accattivante”.
La signora prende il bicchiere e fa il primo sorso. Poi assume l’espressione di quei bambini ai quali i genitori fanno assaggiare il limone e li riprendono pure con la videocamera (ognuno ha le sue perversioni) e urla al ragazzo:
“Ma questo succo fa schifo, me lo doveva dire che sarebbe uscita ‘na schifezza simile, guardi, neanche glielo pago!”
Sipario sul disagio.
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