Ho un negozio di abbigliamento pronto moda.
Premessa:
Oltre agli articoli casual abbiamo anche, da marzo a ottobre, una vasta linea di abiti da cerimonia con prezzi e qualità diverse. Alcuni abbiamo cominciato a produrli noi con una sartoria.
Ovviamente, nonostante un’attenta selezione con i fornitori affinché la qualità sia al massimo, è ovvio che un capo che costa in media dai 20€ ai 39€, difficilmente sarà pura seta.
Detto questo, entra una mamma con la figlia di circa 17 anni, in cerca di un abito lungo per il ballo della scuola.
La figlia era già passata il giorno prima con delle amiche, per poi tornare, giustamente, per avere il parere della madre.
Prova circa 8 abiti diversi e, per ogni abito indossato da quella povera ragazza, la mamma aveva parole di disprezzo o verso il vestito o verso il fisico della figlia:
-“Per questo vestito ci va il seno e tu sei piatta”
-“Per quell’altro servono i fianchi e tu sei una tavola da surf” e frasi simili.
Già a questo punto, essendo noi uno store in cui promuoviamo il ‘bodypositive’, ho faticato davvero a non risponderle male.
Finché la madre prende un abito di semi produzione nostra.
Io la avverto, per correttezza, che quello aveva un budget diverso da quello che lei stessa mi aveva indicato all’inizio della vendita, ma tutta stizzita mi risponde:
“Non abbiamo problemi di budget noi!”