Alla cassa, come ogni giorno, scorre tutto tranquillo. O quasi.
Mi si avvicina un signore sulla cinquantina, aspetto anonimo ma con lo sguardo deciso di chi ha un obiettivo preciso. In mano ha un foglietto stropicciato e un po’ unto, che mi porge con orgoglio come se fosse un assegno circolare.

“È un buono da undici euro e settanta. Me l’avete fatto voi.”
Lo prendo, controllo. Effettivamente è nostro, intestato, codice stampato, tutto regolare. Era successo che, alle casse automatiche, il tipo aveva invece di digitare quantità: 1, infilato quantità: 6 sullo stesso prodotto. Totale sbagliato, ha pagato di più. Niente di grave, gli abbiamo fatto il buono.

Gli spiego come funziona:
“Può usarlo tutto in un’unica soluzione, su una spesa di almeno 11,70 o superiore. Non si può spezzare, né usare in più volte.”
Lui mi fissa come se avessi appena recitato un codice cifrato della NASA.
“Ah… quindi non si può smezzare?”
“No, ma può usarlo quando vuole, non scade.”
“Ok ok, ho capito.”

Spoiler: non aveva capito niente.