“Buonasera… sono io. C’è un danno sul case dell’iPhone. Ho guardato bene a casa, ed è evidente. È come una botta. Sicuramente è caduto. E vi ho mandato la foto via mail.”

Apro la mail. Guardo la foto. Il segno c’è, sì. Un graffio sul lato, nemmeno profondo. Ma evidente. Un classico grado B+, come descritto. Rientra perfettamente nel range. Neanche a discuterne. Ma ovviamente, parte il monologo drammatico.

“Ma scusi, questo è un danno da caduta! Perché il precedente acquirente l’ha venduto? Questa cosa non va bene, il segno è troppo evidente!”

Respiro, conto mentalmente fino a cinque, e rispondo con calma:

“Guardi, non conosco la motivazione per cui il precedente proprietario lo ha venduto, e in realtà non è neanche rilevante. Le ripeto: il grado B+ implica che ci possano essere segni visibili sull’estetica. Non sulla funzionalità. E se le fosse stata cambiata la batteria, per legge ci sarebbe un bollino con scritto ‘batteria nuova’. Quel segno che lei ha notato rientra nella valutazione estetica. Il prezzo è proporzionato al grado. Se avesse voluto un’estetica impeccabile, doveva optare per un grado A o addirittura Km 0.”

“Eh no, domani passo! Perché questa cosa non mi va bene! È chiaramente una botta! Io voglio cambiarlo!”

Cerco di arginare l’ondata emotiva con un po’ di realtà.

“Può riportarmelo, certo. Ma tenga presente che la sede effettua cambi solo in caso di difetti funzionali. Non per l’estetica, che andava valutata al momento dell’acquisto. È come comprare una macchina rossa con una riga sul fianco, e poi tornare il giorno dopo perché vuole quella gialla, che magari ha una riga da un’altra parte. Il principio è lo stesso. Io, al momento dell’acquisto, gliel’ho spiegato chiaramente.”

Lui tace per un secondo. Forse sta assimilando. O forse sta preparando la zampata finale.